AGI - Alessandra Todde resta presidente della Regione Sardegna perchè non spettava al Collegio regionale di garanzia elettorale, con l'ordinanza/ingiunzione emessa il 20 dicembre scorso, imporne la decadenza dalla carica.
Questa la decisione presa dalla Corte costituzionale, con una sentenza depositata oggi, la quale ha sancito che il Collegio "ha esorbitato dai propri poteri" pronunciandosi sulla decadenza della presidente "in ipotesi non previste dalla legge come cause di ineleggibilità", così "cagionando una menomazione delle attribuzioni costituzionalmente garantite alla Regione".
Le "pur gravi fattispecie contestate" alla presidente, quali "la mancata nomina di un 'mandatario elettorale' con il compito di raccogliere i fondi della campagna elettorale, e la produzione una dichiarazione sulle spese sostenute, con relativo rendiconto, caratterizzata da diverse non conformità rispetto alle previsioni di legge", osservano i giudici costituzionali, "non sono riconducibili" a quelle che, "in modo esplicito", la legge (n.515/1993) che ha istituito i Collegi regionali di garanzia elettorale "ha selezionato come ipotesi di ineleggibilità e, quindi, di decadenza".
Annullata la decadenza
L'ordinanza/ingiunzione del Collegio di garanzia, dunque, è stata annullata limitatamente alla parte relativa alla decadenza di Todde: resta ora "impregiudicata", spiega la Consulta, la questione relativa alla "possibilità di riqualificazione dei fatti", rimessa al giudice civile.
La causa giudiziaria e la sanzione pecuniaria
Il provvedimento del Collegio di Garanzia è infatti al centro della causa giudiziaria promossa da Todde: il tribunale di Cagliari ha confermato, con una sentenza emessa il 28 maggio scorso, la sanzione pecuniaria pari a 40mila euro, e il processo in appello è fissato per il 7 novembre.
Inammissibilità del conflitto di attribuzione
Anche la sentenza del tribunale cagliaritano è stata al centro di un conflitto di attribuzione, sollevato dalla Regione Sardegna, davanti alla Corte costituzionale: i giudici della Consulta, con una seconda pronuncia depositata questa mattina, ne hanno dichiarato l'inammissibilità, osservando che la sentenza di primo grado "è stata pronunciata unicamente nei confronti delle due parti intervenute", dunque nei confronti della Todde, "personalmente, in quanto destinataria delle sanzioni" e del Collegio di garanzia, "in quanto autorità che ha emesso l'atto", e non anche nei confronti della Regione Sardegna, rimasta estranea al giudizio.
Todde, "avanti a testa alta"
"Oggi la Corte Costituzionale si è espressa. E noi continuiamo ad andare avanti, a lavorare a testa alta, con ancor più energia e determinazione con un solo obiettivo in mente: il bene della Sardegna". Lo ha detto la presidente della Regione, Alessandra Todde, dopo la decisione della Consulta, notizia che ha appreso da Bruxelles mentre presiedeva il Forum delle regioni insulari europee.
"La Consulta ha riconosciuto che il Collegio di garanzia elettorale ha esorbitato dai propri poteri - ha argomentato Todde - pronunciandosi sulla mia decadenza in ipotesi non previste dalla legge come cause di ineleggibilità, e ha quindi menomato le attribuzioni costituzionalmente garantite alla Regione Sardegna. In parole semplici, la Corte ha affermato che non spettava ne' allo Stato, ne' al Collegio di garanzia dichiarare la mia decadenza ne' che vi erano i presupposti per poterla dichiarare".
La 'governatrice' sarda ha aggiunto che "in questi mesi mi hanno chiamata decaduta, hanno provato ad affossare il lavoro della Giunta, a screditare il mandato che le cittadine e i cittadini sardi mi hanno affidato. Hanno provato a mettere in discussione la legittimità di un governo democraticamente eletto. Noi, invece, abbiamo scelto un'altra strada - ha sottolineato - quella della fiducia nella giustizia e nelle istituzioni, della serietà e del lavoro quotidiano. Abbiamo continuato a fare ogni giorno tutto ciò che è necessario per risollevare la Sardegna, ignorando i detrattori. Lo abbiamo fatto con la schiena dritta e con la convinzione che la verità avrebbe parlato da sè".
Riformatori Sardi, "restano le gravi inadempienze"
"La sentenza dice chiaramente che il processo civile andrà avanti. Quindi, vedremo come andrà avanti. E dice anche una cosa che oggi in pochi stanno cercando di leggere e cioè che le gravi inadempienze restano. Quindi il pasticcio politico e l'imperizia rimangono, e resta tutto quello che abbiamo sempre detto". L'ha detto Umberto Ticca, capogruppo Riformatori Sardi del Consiglio regionale, commentando la sentenza della Consulta.
"Adesso, la parte della sentenza andrà avanti e questo, sicuramente - ha aggiunto Ticca -, dà valore alla tesi per cui il Consiglio regionale ha una autonomia decisionale importante e, soprattutto, riafferma dei principi di poteri garantiti dalla Costituzione alla Regione Sardegna. Questo, però, non cancella certamente il pasticcio che mai era stato fatto nella storia delle elezioni regionali sarde"